Riporto un estratto dell'intervento.
La crisi che stiamo vivendo ha fatto emergere che nel nostro Paese tante famiglie, associazioni, imprese e comunità locali sono capaci di grande solidarietà.
Allo stesso tempo, però, si registra la diffusa affermazione di un individualismo fondato sulla convinzione che la propria felicità possa essere raggiunta a prescindere dagli altri.
Questo ci ricorda che ogni forma di solidarietà e di carità è sempre frutto di un’educazione capace di valorizzare quel desiderio di verità, giustizia e bellezza che costituisce la natura dell’uomo e di suscitare un impegno per il bene di tutti. Dove questa educazione viene meno, l’originale positività umana si riduce ad un utilitarismo che crea solitudine a livello esistenziale, mentre a livello sociale favorisce l’affermazione di uno Stato invasivo, orientato ad arginare gli effetti negativi dell’individualismo moltiplicando leggi e regolamenti.
Occorre allora una politica che sappia valorizzare tutte le realtà che permettono e favoriscono l’emergere del nesso profondo fra il bene della singola persona e il bene di tutti: scuole e università, ospedali e centri di assistenza, imprese profit e non profit, associazioni e movimenti, sono luoghi dove ognuno può crescere professionalmente e umanamente, nella scoperta che l’”io” per sua natura ha bisogno di un “noi”. Il bene comune può nascere solo da una pluralità di soggetti che si assumano liberamente la responsabilità di contribuire alla costruzione di una società in cui siano messe al centro le esigenze autentiche di ogni uomo.
A chi sostiene che qualunque intervento del privato nell’assistenza, nella sanità, nell’educazione e nel tempo libero sia inevitabilmente portatore di interessi particolari in contrasto con il bene comune, occorre mostrare i tantissimi esempi virtuosi di realtà in cui l’agire delle persone genera benefici per la collettività e occorre ricordare che ogni forma di centralismo e di assistenzialismo statale impoverisce la società, diminuisce il senso di responsabilità, erode la libertà.
Per queste ragioni l’introduzione del principio di sussidiarietà in tutto l’ordinamento politico e amministrativo, soprattutto a livello regionale, è una questione decisiva per il futuro di questo Paese. Se non si riconosce il valore pubblico delle iniziative personali e sociali si rischia di indebolire la responsabilità dei cittadini e di rendere sempre più inefficiente il servizio pubblico.
Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010 sono un’occasione importante per votare a favore di chi si impegna per un sistema politico e amministrativo aperto ai cittadini e proteso a valorizzare il loro impegno.
E’ necessario realizzare un federalismo che favorisca la collaborazione tra istituzioni e cittadini e garantisca un servizio efficiente della pubblica amministrazione, senza replicare a livello regionale e comunale nuove forme di centralismo.
Urge un federalismo fiscale che consenta alle Regioni di rispondere con maggiore efficacia alle esigenze specifiche del loro territorio, dando a chi governa la responsabilità diretta di fronte alla comunità locale.
Nelle politiche di welfare, le Regioni hanno la grande opportunità di favorire la libertà di scelta da parte di ogni persona e la presenza di una pluralità di soggetti pubblici e privati che offrono servizi di pubblica utilità, vagliando la qualità del servizio reso come effettivo contributo al bene comune.
Anche le Regioni possono contribuire a liberare le imprese da ostacoli burocratici e rafforzare le attività a favore dell’innovazione e dell’internazionalizzazione.
Un impegno prioritario è quello di promuovere una rete di servizi alla formazione ed al lavoro, profit e non profit, pubblici e privati, come base per un impegno necessario contro la disoccupazione e la dispersione scolastica e per un nuovo sviluppo economico.
Proprio per sostenere un’educazione che comunica orientamenti e criteri fondamentali per interpretare l’esistenza e il delicato passaggio al mondo del lavoro, occorre introdurre l’autonomia scolastica, insieme a forme di sostegno alla libera scelta educativa, come condizione per valorizzare il rischio educativo dei genitori e degli insegnanti.
Di fronte alle differenze che esistono fra le Regioni occorre guardare a chi ha già cominciato a creare una pubblica amministrazione sussidiaria. Non si tratta di imitare un modello, ma di lasciarsi incoraggiare ad intraprendere, nella necessaria diversità, una strada che metta realmente al centro la persona libera e responsabile.
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